Il controllo sulla vita è una prerogativa del Dio cristiano,o meglio, una prerogativa che una filosofia <pigra e malata>, come la definì il filosofo Immanuel Kant,attribuisce ad un principio immateriale, riuscendo così a gestire sulla terra le supposte emanazioni divine,gli uomini.
Ma se nell’XI secolo il pericolo di sottrarre alla divinità tale prerogativa fu sventato dalla santissima Inquisizione che uccise milioni di <<mammane>>,ritenute <<detentrici di un pericoloso potere sulla vita>> ( maria montello, sessuofobia Chiesa Cattolica Caccia alle streghe, procacci editore),oggi cosa dobbiamo aspettarci? Forse una caccia agli scienziati? Per ora il Vaticano si limita a lanciare scomuniche negli ambienti laici, come è accaduto in Polonia dove la conferenza episcopale ha minacciato di scomunicare tutti quei parlamentari che voteranno qualsiasi legge a favore della fecondazione in provetta.Su questa problematica,in Italia, nel 2004, fu varata la legge 40,una legge carica di divieti e contraddizioni che dimostrano la tendenza del nostro governo a prendere,solo apparentemente,posizioni al passo con la politica europea.L’attuale legge sulla fecondazione artificiale,infatti, se da una parte nasce per < favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infermità umana> come recita l’art.1 al comma 1, dall’altra proibisce all’art 4 comma 3 di ricorrere a tecniche di fecondazione di tipo eterologo,ossia in cui il seme e l’ovulo appartengono ad un donatore esterno di coppia. Si tratta dunque di una legge progressista solo in apparenza, ma che in realtà cela, dietro questa facciata innovativa,un intento profondamente conservatore.
La tattica è quella di creare un sistema di libertà apparenti che sfrutta la paura del progresso e la pigrizia di un popolo profondamente tradizionalista. In Italia tutto è tradizione,tutto è adeguamento all’eterno passato, in cui si vuole che la donna viva secondo il modello mariano di madre e sposa per natura,e che la famiglia del <mulino bianco> ne sia il modulo.
Il protezionismo politico di questo sistema si esplica nella legge 40 che tutela l’immobilismo sociale italiano supportato dalla dottrina cattolica,che,oggi si vede privare l’esclusività del diritto alla vita e del creazionismo divino. Da qui la fervente attività della CEI che per educare alla buona vita del Vangelo ( secondo la curia) intende creare una fitta rete di scuole di formazione per i giovani politici cattolici,dalle quali escano volontari pro-vita, neo crociati, uomini e donne istruiti alla morale cattolica ,al sacro ed indistruttibile vincolo del matrimonio che unisce nella vita e nella morte,nella salute e nella malattia, ma che magicamente perde ogni validità se ci si rivolge con un lauto assegno alla Sacra Rota.
Questa la morale per cui tanto si batte la Curia Romana che, in difesa della legge 40,ha esplicitamente dichiarato che le modifiche che si vogliono apportare sono contrari ai principi morale della religione cattolica. Ma ci stiamo dimenticando di due cose fondamentali: in primo luogo che il Vaticano moralizzatore di oggi è lo stesso della pedofilia, della evasione fiscale dello IOR e delle connivenze con la mafia; in secondo luogo che, in uno stato laico, la legge deve garantire al cittadino il diritto alla libertà di coscienza e all’autodeterminazione; e ciò significa che non esiste una morale dommatica comune,religiosa meno che mai, ma che l’etica < si basa sul principio che l’uomo soltanto può determinare il criterio della virtù e del paccato,non un’autorità che lo trascenda,e sul principio che” bene “ è ciò che è bene per l’uomo, e “male” ciò che per l’uomo è nocivo; unico criterio del valore etico essendo il bene umano> (Erich Fromm, Dalla parte dell’uomo, Astrolabio edizioni). Il ruolo dello Stato è,dunque,,quello di garantire che ogni uomo possa vivere bene, cioè essere felice,senza che l’altro ne sia danneggiato.
E’ il principio delle libertà contingenti,secondo il quale la libertà di un individuo finisce dove inizia la libertà dell’altro; in questo contesto la legge deve garantire che le libertà dei cittadini non siano oggetto di discriminazioni, ma che, al contrario, seguano il principio dell’uguaglianza sociale, politica e religiosa. Ma allora perchè uno Stato dovrebbe varare una legge del tutto incostituzionale che non solo nega il diritto alla felicità, ma va anche a tutelare gli interessi e la morale di una particolare religione, a discapito dell’intera comunità civile? Forse siamo di fronte ad un confessionalismo politico che vuole annichilire il principio della laicità per tornare alla vecchia alleanza trono-altare ?