QUALE TURISMO IN CALABRIA? Lo valuteremo dal “ documento di programmazione “: il nuovo bilancio regionale “industrializzare i servizi turistici” è quanto il consiglio direttivo del settore turistico della Confindustria di Catanzaro ha proposto nel corso della sua prima riunione d’insediamento come politica innovatrice vista la grave crisi in atto del settore. In verità il turismo ha sofferto sempre di una “atavica” crisi che la politica ha voluto sempre nascondere diffondendo dati spesso non attendibili quando non falsi. A parlare di crisi del turismo in Calabria fu un assessore regionale nel 77/78 quando furono indicati i rimedi da adottare anche attraverso due convegni: il primo svoltosi a Praia a Mare, il secondo a Sellia Marina: Quello fu , per la prima volta, il periodo che Il nuovo governatore,appena eletto, non ha mancato di ripetere quanto, purtroppo, io ascolto da lunghissimi anni : i giusti interventi per favorire la nascita della Calabria ma che non sono mai stati realizzati. SPERIAMO SIA VENUTO IL TEMPO ! Ma è giusto attendere che le “promesse” si attuino e poi……. commentare! Si impone, non soltanto ai fini di una razionale politica turistica,ma per una conoscenza positiva e completa del funzionamento del sistema economico,una trattazione scientifica della fenomenologia turistica lasciata sempre all’improvvisazione. Una politica turistica non può limitarsi ad offrire tempestivamente un bene, bisogna che sappia offrire, nei tempi richiesti, tutti i beni congiuntamente desiderati dal turista perché la sua domanda di consumo è composita, si riferisce cioè ad un complesso di beni stretti da un rapporto di complementarietà che ben ha individuato l’organo dei giovani della CONFINDUSTRIA di Catanzaro ma che assieme tutti non esistono in tutta Come ogni politica che voglia essere efficiente , quella turistica non può limitare il suo intervento a facilitazioni fiscali, sovvenzioni, premi ed altri incentivi caritatevoli . Occorre “inventare” una razionale coordinazione di tutti gli strumenti adattabili, tanto più se l’incremento del turismo debba servire a favorire uni sviluppo economico equilibrato di tutta intera la regione e non di una parte. Non va trascurato,poi, che a “fare turismo” è anche , e soprattutto : il cameriere, il portiere, il barista, , il fattorino, l’informatore, le guide,,l’interprete,l’assistente turistico ossia tutte quelle professionalità oggi “insufficienti “ma che sono composte da tutte quelle persone che entrano in rapporti immediati con il turista e,che, dalla loro capacità professionale dipende in gran parte la redditività della impresa turistica. Se si vuol trarre il maggior “frutto” dal movimento turistico,la politica deve saper generalizzare e perfezionare la conoscenza delle correlazioni strutturali o interne al turismo e di quelle esterne con altri aspetti della società moderna Occorre, in altrì termini,per non continuare a spacciare le visite familiari in turusmo, fare del turismo un contenuto della nostra cultura, quindi : formarci una cultura turistica che, non dobbiamo nasconderlo, in gran parte dei calabresi manca. O, no ? Sergio Scarpino - scarpinos@alice.it La nota è parte di un intervento dell’assessore regionale al turismo del 1977 |
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